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Ci eravamo lasciati con Francesco Matera, contitolare dell’azienda AudioDinamica di Torino, sfumando le amabili chiacchierate telefoniche che avevano accompagnato la stesura della recensione del SUT3, apparsa qui alla fine del 2018. Quel fantastico step up, irrompeva orgogliosamente, oltre che nel mio impianto, nei piani nobili dell’alta fedeltà, sfidando sul piano della qualità e dell’efficienza quegli omologhi mostri che ne avevano tracciato la storia. Lo faceva con la faccia pulita di chi, compiuti studi e approfondimenti sulle creazioni del passato, sosteneva l’idea che se ne potessero emulare e finanche superare le ben note performance, lavorando sui materiali, sulle sinergie degli stessi e su accurati progetti elettrici, con un occhio attento ai costi.

Pubblicata la recensione di cui sopra, l’Ing. Matera aveva promesso che mi avrebbe riservato un posto d’onore tra coloro che avrebbero potuto provare in anticipo il preamplificatore phono che era in incubazione. Con notoria puntualità sabauda l’AudioDinamica BeCube Phono mi è stato gentilmente recapitato a casa pochi giorni prima del Natale scorso. Della natura di questa brillante azienda ReMusic si è occupata sia con Redazionali che con prove, nelle rispettive pagine, ragione per cui eviterei superflue ritrattistiche.

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Audiomatica è una vera start-up (di Torino e quindi anche italiana) che ha dato vita a una originale mini serie di prodotti dedicati alla migliore riproduzione audio, a prezzi ragionevoli, costruiti con cura e dalla inedita forma: il team si è affidato a uno studio di design per sintetizzare concetti e funzionalità dei

prodotti.

Dietro al nome di Audiodinamica ci sono Gianluca Sperti, Francesco Matera e Angelo Zilio, naturalmente appassionati di musica e di Hi-Fi, che hanno unito le loro forze e competenze non solo audio ma anche commerciali per far partire l’azienda: ci vuole coraggio, come sempre in questi casi,

specie poi in un settore che i più neppure conoscono. Partiti dall’idea di realizzare prodotti estremi, in odore di Hi-end per intenderci, hanno poi indirizzato i loro obiettivi verso un più sano rapporto tra costruttore e clientela, cercando di realizzare elettroniche dai contenuti interessanti e dall’estetica essenziale, originale

ma lontana da tante assurdità e orpelli del tutto inutili che, per di più, appesantiscono notevolmente

il costo finale con il solo scopo di offrire qualcosa di unico, non necessariamente performante, almeno in una

vaga proporzione con il costo. Che cosa c’è, dunque, di più essenziale e affascinante di un cubo? Ecco come nasce la serie BeCube. Attualmente la gamma è costituita da sette componenti:

un Phono MM al quale va collegato l’alimentatore Power, il SUT N°2 e N°3 che sono due step up a trasformatori, il Line preamplificatore di linea, o Headphono Amp, dedicato alle cuffie, il Mono Amp, finale

monofonico.

Paradossalmente quello che dovrebbe essere un prodotto completamente trasparente e invisibile (sia alla vista che all’ascolto) per dare risalto alla sua funzionalità diventa per l’appassionato l’oggetto di culto dalla inedita forma cubica: un totem a tutti gli effetti. Non scomodiamo il mitico monolite “kubrickiano” ma BeCube ci è andato molto vicino!

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BeCube POWER  – BeCube PHONO  – BeCube SUT N.3: le gioie del suono analogico.

All’inizio c’erano i pick up a magnete mobile. A nessuno passava per la mente di studiare sistemi di riproduzione fonografica con testine a tensione di uscita molto bassa per poi progettare preamplificatori preposti ad elevare in modo enorme il segnale.

Già i compiti di un amplificatore (parliamo di integrati) erano tali e tanti che in qualche modo si riteneva che un pick up dotato di un’uscita dai 5 ai 7 mv fosse la cosa più sensata.

Pensare di spendere tempo e soldi nel progettare uno stadio phono che riuscisse a portare tensioni di uscita come le conosciamo per le odierne MC a livelli gestibili sembrava una follia.

Sto parlando degli albori dell’HiFi..dell’avvento della stereofonia.

Mutatis mutandis, anche oggi, con lo stesso atteggiamento critico, alcuni audiofili scuotono la testa davanti ad altoparlanti a sospensione pneumatica da stand con woofer da 16 cm, con efficienza sotto 84 db e che danno il meglio con finali di potenza da 300 watts. Lo considerano un controsenso, una scelta sbagliata.

Cominciarono i giapponesi, nei primi anni ’70, a spingere sul mercato le testine a bobina mobile in maniera consistente. Già si conosceva questa tecnologia sviluppata anni prima in USA da Joe Grado ma veniva giudicata troppo innovativa e poco sensata.

La leggenda narra che W.O. Stanton si facesse delle grosse risate quando, verso la seconda metà degli anni ’60 i suoi executives gli riportavano che sul mercato cominciavano a comparire con discreto successo le prime testine MC giapponesi.

Mr. Stanton riteneva impossibile che due bobine incrociate a X posizionate al termine di un cantilever immerse in un campo magnetico potessero riprodurre fedelmente le modulazioni di un solco inciso.

Col tempo si dovette ricredere ma, testardo com’era, rivoltò come un calzino il concetto di testina MC e studiò la sua versione di testina a bassa uscita, una MM con un minuscolo magnete in neodimio e bobine apposite che comportavano un’uscita di soli 0.3 mv e un resistenza interna di appena 3 ohm. Si tratta della riverita e ancora oggi ricercata serie Stanton LZS. 

Come sappiamo, col tempo le testine MC hanno preso il posto nel cuore degli audiofili più navigati anche se conosco qualche mio amico musicofilo un po’ impertinente il quale sostiene che le MM sono per chi ascolta la musica e le MC per chi ascolta l’impianto audio.

Ma veniamo all’oggetto di questa recensione. Audiodinamica è una giovane realtà in campo audio che fa base in quel di Torino. Progetta e disegna una serie completa di elettroniche che va da amplificatori per cuffia a finali monofonici, preamplificatori linea, phono, SUT e altro ancora. Il successo decretato da ottime recensioni in rete e l’uso di materiali e tecnologie “no compromise” ne fanno una interessante realtà nell’ambito del settore audio nazionale. Punto di forza, insieme al livello qualitativo dei componenti usati, è il design innovativo e sicuramente da molti giudicato trendy.

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Dwa białe pudełka. Mały rozmiar. Duża moc. Włoskie pochodzenie. Niezgorszy wygląd. Rozsądna cena. Niemożliwe? Producent monobloków Audiodinamica BeCube twierdzi co innego. Smacznego!

Wstęp

Niniejsza publikacja jest jedną z tych, które rozpoczęły się w Monachium w maju 2019 roku. Obskoczenie parteru wystawy High End na samym początku, to moja rutyna. W pewnym momencie przywiało mnie do stoiska nowopowstałej włoskiej firmy Audiodinamica, po krótce przedstawionej w tym miejscu . Kilka wizualnie podobnych, tj. minimalistycznych i kompaktowych, a także rozsądnie wycenionych kostek o różnej funkcjonalności, na miejscu dało całkiem niezły popis razem z jedną z wariacji nt. konstrukcji LS3/5A. To był dobry start, nawet pomimo przeszkód w postaci otwartego obszaru i innych wystawowych niedogodności. W celu otworzenia formalnego kanału komunikacyjnego, zostawiłem swoją wizytówkę w rękach jednego z założycieli. Dwie monofoniczne końcówki mocy – Audiodinamica BeCube – zostały mi wysłane po wymianie kilku mejli. (click here to read the entire review). 

Two white boxes. Small form factor. Stout power output. Italian origin. Sharp visuals. Reasonable price. Not possible? The manufacturer begs to differ, Audiodinamica BeCube power amps arrived to prove the point. Enjoy! 

Introduction

Just as several recently released publications, this one also had its start at Munich’s High End show in May 2019. Visits at the M.O.C.’s hall area during the first day of the event became a sort of my routine over the years. That’s how at some point I landed in the booth occupied by the newly established Audiodinamica company from Italy, already briefly introduced in this report. Several similarly styled, visually minimalist, reasonably priced and functionally different compact cubes showcased in there formed a setup bonded with LS3/5A monitors, I can’t recall by which manufacturer exactly. In spite of inconveniences typical for open spaces and show conditions, solid sonics at the Italian exposition surely marked a good start. I left my card to open up a formal communication channel, from there one mail led to another and several months later two white mono amps – Audiodinamica BeCube – were sent my way in effect. (click here to read the entire review). 

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Non so quanto sia stata d’ispirazione, né quale sia l’apprezzamento di Lamatilde lo studio di design che ha curato l’aspetto degli apparecchi in prova per la TS522. Personalmente nutro una sorta di reverenza per molto del lavoro di Richard Sapper che, per inciso, è anche il padre dell’iconica lampada Tizio, altro mirabile esempio di design minimalista. Fatto sta che il mio primo pensiero, vedendo i prodotti di AudioDinamica, è andato proprio alla mitica “radio cubo” di Brionvega. Quattro centimetri in più per lato, alluminio in luogo della plastica, linee tese al posto di quelle arrotondate. Al netto di queste differenze, la comune volontà di stravolgere gli schemi e rifiutare l’omologazione. I “cubetti” AudioDinamica, passatemi l’affettuoso appellativo, di primo acchito si fanno certamente notare per la forma inconsueta e le ridotte dimensioni, ma altrettanto rapidamente, grazie alla qualità dei materiali impiegati, alla precisione dell’assemblaggio e alla meticolosa verniciatura, perché per chi lo desiderasse è comunque possibile averli anche in versione anodizzata, nera o silver, trasmettono un non so che di esclusività, che ci informa, senza dubbio alcuno, che si tratta di “roba audiofila”!  (click here to read the entire review). 

A dire il vero non mi sarei più aspettato di ritrovarmi alle prese con un sistema di preamplificazione Phono e sopratutto come in questo caso in tre telai, composto da step-up/pre phono/alimentazione separata.

Questo perché nonostante sia dotato di un discreto sistema gira/braccio/testina, ho da un pò di tempo abbandonato questo metodo di proporre musica. Solo questione di scelte e niente più.

Voglio essere sincero, in questo momento, mentre ascolto e scrivo, ritengo la mia scelta sbagliata!

Per il “ravvedimento operoso”, ringrazio Francesco Matera, una delle tre menti di Audiodinamica.

Le elettroniche si presentano in maniera sobria, minimale, ma nello stesso tempo elegante e moderna; cubi 15×15 che caratterizzano tutta la linea BCube, che vede a catalogo oltre le elettroniche in prova, un pre linea, due finali mono, ed un ampli cuffie.

Si possono inoltre scegliere i colori delle elettroniche, praticamente tutti, ed anche le personalizzazioni e tutto ciò, rende ancora più versatile l’estetica e l’adattabilità agli ambienti moderni e minimali. Credo inoltre che la casa Torinese, stia studiando e progettando un’elettronica full, ma per ora non saprei dirvi di più, anche se la curiosità è tanta.

I collegamenti possono essere bilanciati xlr (consigliatissimi dal costruttore) e ovviamente, tramite i classici RCA. I miei ascolti, per dovere di cronaca, sono stati fatti in bilanciato. (click here to read the entire review). 

Under the BeCube head amp's hood, it is essentially a solid-state power amplifier with two direct coupled complementary stages with minimal feedback. However, you also get pre-amp outputs connected to RCA on the back panel.

Audiodinamica uses low noise jFET's from linear systems at the input and TO220 MOSFET's at the output for an increased current drive and reduced output impedance.

The devices are accurately matched and controlled against thermal runaway. Additionally, there is a super-fast and highly sensitive protection circuit that will disconnect your headphones in case the power stage drifts too much from the factory bias point. The company took this route after observing a very stable and reliable output offset in preference to servo bias. (click here to read the entire review). 

No, non è un re egizio e nemmeno un nuovo capolavoro d'avanguardia. La scatola in questione è un trasformatore step-up per abbinare una testina a bobina mobile, a basso livello di uscita, a un pre-phono MM. La forma curiosa, i commenti di chi lo ha ascoltato, il concetto di design “del colore che vuoi”, le funzionalità sonore: con tutte queste caratteristiche, dovevo semplicemente provarlo. La mia prova di ascolto ha coinciso con l'arrivo di vari pre-phono - come gli autobus a Londra - tutti più o meno insieme, per cui con questo prodotto ho avuto un'interessante alternativa alla pre-amplificazione attiva. Ma ho avuto anche la possibilità di aggiornare le mie orecchie con alcune idee riguardo la riproduzione delle registrazioni su vinile.

Di primo acchito, il concetto è semplice. Anziché utilizzare una circuiteria attiva per adattare la delicata uscita di una testina a bobina mobile all'ingresso di un amplificatore, viene impiegato un trasformatore. Ho scoperto che c'è molto più di quello, in termini di qualità sonora ottenibile da un disco, senza contare la comprensione di cosa succede quando si usa un SUT (Step-Up Transformer). Alcuni audiofili sembrano preferire il suono della loro testina tramite un dispositivo di abbinamento passivo anziché un pre-amplificatore a stato solido, e chiaramente è quello che hanno fatto i ragazzi di Audiodinamica. In passato c'erano pochi pre-phono per testine a bobina mobile, per cui era indispensabile usare un SUT. Oggi non è più così, perché ci sono molti pre-phono MM/MC indipendenti e MC integrati disponibili (a dire il vero, oggi la norma); allora perché interessarsi a un SUT? Data la sua struttura insolita (dimensione e forma), è più facile da usare e suona davvero meglio del solito pre-phono attivo? (click here to read the entire review). 

In generale il SUT N°3 si è dimostrato un componente di altissimo rango, concreto e affidabile. Non ha mai mostrato segni di cedimento, anche nel quadro di assemblaggi complessi. Ha avuto la costanza di estrarre dalle testine con cui è stato associato il massimo delle rispettive potenzialità. Ha tenacemente mantenuto la linearità dei segnali elettrici con cui è stato messo alla prova. Ma si è mostrato realmente stupefacente nel trattamento delle frequenze estreme basse e alte, facendone degli esempi di presenza, estensione, forza e raffinatezza. Rispetto ai trasformatori di step up con cui è stato confrontato, ha sciorinato una verve e un fuoco dinamico esorbitanti. Ha svelato però anche un altro aspetto importante della propria personalità. Quello ludico, da gingillo prezioso, capace di procurare al suo utilizzatore divertimento puro, grazie alla molteplicità delle possibili combinazioni dei valori. Il tutto proiettato verso quella che era la dichiarata ambizione di AudioDinamica nel momento del concepimento di questo oggetto, tutt’altro che misterioso, ovvero l’universalità, che relegasse a luogo comune il concetto che non ci può essere alcun rapporto tra testina e trasformatore al di fuori della monogamia.

Ho infine saputo, chiacchierando amabilmente con Francesco Matera, uno dei titolari dell’azienda, che è in progettazione un SUT con i nuclei dei trasformatori in superpermalloy e gli avvolgimenti in argento. Mi prenoto fin da ora per la prova. Nel frattempo mi permetto di dare un consiglio a coloro che avranno interesse per il SUT N°3. Procuratevi tanti, ma tanti LP, perché la very heavy rotation che si scatenerà nella vostra stanza d’ascolto non farà prigionieri. (click here to read the entire review)

No, not an Egyptian king, nor a new avant garde masterpiece. The box in question is a phono step-up transformer for matching a low-output / moving coil pickup cartridge to a (moving moving) phono preamplifier. The curious shape, the comments made by those who listened at hi-fi shows, the “any colour you like” fashion concept, the sonic function. I just had to try it. My audition coincided with several phono preamps arriving - like London buses - around the same time, so I had an interesting alternative to active preamplification with this product. And a chance to update my ears with several ideas about reproducing recordings from vinyl. (click here to read the entire review)

Il TheSMA con le Beyerdynamic T1 e con le Sennheiser HD800 ha tirato fuori tutto il suo carattere: trasparenza, velocità, una musicalità propria e sfumature chiare e scolpite, il tutto unito ad una scena tridimensionale che in cuffia raramente si può avere.

 

TheSMA with Beyerdynamic T1 and with Sennheiser HD800 has brought out all its character: transparency, speed, a particular kind of musicality and clear and sculpted nuances, all combined with a three-dimensional scene that you rarely hear on headphones.

SALVATORE R.

Torino, Italy

Durante l'ascolto del TheSMA ho messo su un sampler della B&W (Very Audiophile New Recordings Vol.1): ed è stato come indossare un paio di occhiali appena puliti. Il brano Mr Bones penso sia molto vicino al mio nirvana audiofilo: voce avanzata monitor like, chitarre dietro, dettaglio e sfumature ai massimi livelli. Ma anche pressione sonora, presenza e vigore. WOW!

 

During the listening session of TheSMA I hear a B&W sampler (Very Audiophile New Recordings Vol.1): it was like wearing a pair of cleaned eyeglasses. I consider The Mr Bones song on the sampler very close to my nirvana audiophile: advanced voice monitor-like, guitars behind, detail and nuances at the highest levels. But also sound pressure, presence and impact. WOW!

 

PAOLO M.

Torino - Italy

Fast, crisp, transparent, elegant and sophisticated amp. TheSMA is a hugely capable and revealing amp able to drive any headphone (from Grado to AKG K1000). With its multi-tube gain stage, this is the most fun headphone amp of the last 10 years. Many thanks to Audiodinamica Team...

 

Roberto G.

Milan - Italy

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